Nel goffo tentativo di mascherare la debacle del giorno precedente, la mattina successiva ci aggiriamo pe’ i paesi limitrofi, sulla strada del ritorno. Prima tappa: Pisoniano, ma la strada è chiusa a poche centinaia di metri dal paese. E te dai! Incrociamo un addetto alla forestale in senso contrario:
“Ma che la strada per il paese è chiusa?”
“Eh si, ma infatti è ‘n casino!”
“Non c’è un modo per arrivare?”
“Ehhhhh, dovete da fa’ tutto il giro tornando giù nella valle… saranno 45 chilometri.”
Va bene, il Karma è illuminatissimo in questi giorni. Si salta Pisoniano e atterriamo diretti a San Vito Romano. Appena arrivati, al primo scatto all’infilata di case del lungo corso di accesso al centro storico, una voce da una macchina a fianco:
“Come stanno a veni’ [le foto], so’ belle si?”
“Si si, bello San Vito…”
“San vito non è bello… È splendido!”
Poi veniamo catturati dall’emporio del paese, stile anni ’50 del secolo scorso. Il proprietario è un signore dall’età indefinibile, che ci racconta vita, morte e miracoli del borgo e del suo Castello Teocoli, del Marchese che lo abita, ma che adesso sta a Roma perché ha 104 anni… Alla faccia… del Marchese!
San Vito Romano è splendido veramente; un coacervo di vicoli e scale contorte che ti regalano un simpatico acciaccamento ai quadricipiti già a mezza strada. Case incastrate una dentro l’altra, piazzette volanti, una grande chiesa con piazzale panoramico vestito a festa e musica assortita che esce dagli usci aperti delle case. Begli scatti e bella dronata da un punto perfetto di decollo. Dai… un po’ il malcontento è passato.



























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