Inverno di alcuni anni or sono. Il vento gelato che percorre tumultuoso il corso di Nepi mi impedisce persino di visitarlo, tanto è il freddo che insiste addosso.
Visita rimandata a climi meno austeri. Ci torno in una delicata giornata estiva e questa volta il paese si fa assaporare. Sciatto e trascurato, l’austerità imposta lascia lavori non finiti ovunque, transenne qua e là. Le imponenti mura che lo fortificarono sono piene di scritte senza senso. Restauri importanti che potrebbero essere eseguiti per dar lustro ad antiche e meravigliose vestigia, non sono neanche immaginati.

Per il resto le architetture sono belle e colorate, il Duomo è un imponente capolavoro. La gente amichevole.
Percorriamo il corso principale giusto prima dell’arrivo del temporale estivo, tra il rimbombo di tuoni lontani. Troviamo rifugio e gentile accoglienza in una pizzeria e la visita finisce lì, quasi a non averci capito nulla, mentre le prime gocce bagnano l’asfalto caldo. Strana sensazione…
(L’altro occhio su MediaForme)

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