Il caldo si fa sentire. La fame anche. Ma preferiamo la fame di fotografia, alimentata da una luce sfolgorante che illumina il paese che in taluni frangenti sembra intagliato nel gesso. Appena usciti dalla macchina, con le reflex al collo, sfiliamo davanti ad alcuni portoni su una via alta del borgo. Da un uscio spunta un anziano signore che, vedendoci tutti tempestati di obiettivi, ci fa: “Prego, entrate, se volete fotografare dalla terrazza panoramica con vista sul paese…”. Ci blocchiamo con l’occhio sgranato e la bocca semiaperta a mascellone cadente, mentre lui ci tira dentro casa e ci accompagna ad una terrazza pensile dalla quale il paese appare come visto dal drone. Fotografiamo a sazietà.
Usciti dalla tana del bianconiglio, con gli stomaci oramai ululanti, ci lanciamo alla ricerca di una trattoria e il destino ci porta a Il Sirente, un antico complesso romanico con pieve e chiostro annesso ristrutturato ad elegante e raffinato ristorante. L’Abruzzo ci sorprende una volta in più: nonostante tutti gli adesivi e le stellette sulla porta, nonostante la cristalleria e le tovaglie di raso fino alle caviglie, nonché la affascinante bellezza del luogo, ne usciamo con un conto abbordabilissimo. Sono soddisfazioni.
Non c’è bisogno di dire altro. Le immagini parlano da sole.